Che cos’è un sacrificio?
L’etimologia del termine sacrificio è molto interessate, infatti essa è riconducibile all’unione dell’aggettivo “sacer” e del verbo “facio“, che significano letteralmente “rendere sacro“.
Quindi, il termine che usualmente indica uno sforzo, una privazione, un dolore, generalmente sopportato per il bene di altri, racchiude in sé un senso di sacralità determinata proprio dalla nobile azione dell’uomo.
Quando parliamo quindi di sacrificarsi intendiamo un atto di liberazione da qualcosa di cui possiamo fare a meno senza il solito e noto senso di rinuncia a cui penseremmo se consideriamo il sacrificio come uno sforzo. A questo punto il sacrificio diviene un dono divino in cui lasciamo andare qualcosa di solito per dare il benvenuto a qualcosa di insolito, ovvero a cui non siamo abituati.
Tale azione diviene naturale ogni volta che siamo abituati a cambiare la modalità in cui respiriamo. Quando nella nostra vita il respiro diviene automatico, soprattutto se tratteniamo l’inspirazione oppure accorciamo l’espirazione, difficilmente ce ne rendiamo conto.
E altrettanto difficilmente modifichiamo l’inspirazione e/o l’espirazione se qualcuno non ce lo fa notare.
Ecco quindi che anche l’espirazione può essere un sacrificio funzionale alla prossima inspirazione.
Un’espirazione consapevole, lunga, rallentata, permette di effettuare una successiva inspirazione profonda, ricca e potente.
Tutto nella vita è un dono, nel dare e nel ricevere. Dare per sacrificare, rendere sacro per ricevere altro!